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lunedì 5 gennaio 2015

4. SENOFONTE. Anàbasis (IV sec. a.E.V.)






SENOFONTE
(ca 430/425 a.E.V. - 355 a.E.V.)
< Anabasi >
(Anàbasis, Grecia, ca 380 a.E.V.)






<< Il quinto giorno raggiungono il monte Teche: i primi ad arrivare in cima vedono il mare, e si mettono a gridare. Senofonte e tutti gli altri della retroguardia sentono gli urli e pensano che l'avanguardia sia stata attaccata da nuovi nemici; essi sono già impegnati con gli abitanti del paese messo a sacco: in feroci scontri ne hanno uccisi parecchi, e altri hanno catturato prigionieri mediante imboscate, impossessandosi di una ventina di scudi di vimini rivestiti di pelli bovine pelose non conciate. 
Ma le grida aumentano sempre più, e si fanno sempre più vicine: a mano a mano che i sopraggiunti, ansimando perr la corsa, si uniscono a quelli che sono già in cima e gridano, lo strepito aumenta per l'aumentare del numero delle persone. Senofonte, a questo punto, teme che sia successo veramente qualcosa di molto grave. Monta a cavallo e si muove per portare aiuto, seguito da Licio e da altri cavalieri. Non hanno compiuto molte falcate che sentono i soldati gridare: "Il mare! Il mare!", e li vedono fare ampi gesti di richiamo. Ormai da tutte le direzioni si corre verso la cima: sono le truppe della retroguardia, che si fanno premura di spingere su per l'erta anche le bestie da soma e i cavalli.
Tutti, anche gli animali, sono sulla cima, in vista del mare: ciascuno getta le braccia al collo del vicino, senza distinzioni di grado, mentre dagli occhi di tutti scendono lacrime di gioia irrefrenabili. Poi i soldati, non si sa per suggerimento di chi, erigono un alto cippo di pietre e vi depongono sopra come doni votivi una montagna di pelli di buoi, ancora con il pelo, bastoni e scudi di vimini catturati ai nemici, che la guida per prima comincia a sfasciare, spronando gli altri a fare altrettanto. 
I Greci congedano la guida, dopo averla colmata di doni, prendendoli dal bottino comune: un cavallo, un piatto d'argento, un abito persiano e dieci darici. L'uomo ha un debole per gli anelli, e i soldati gliene danno in quantità; poi mostra loro un villaggio dove potersi accampare, e la strada per raggiungere il territorio dei Macroni. Calata la sera, si accomiata e s'allontana nel buio verso il suo villaggio...>> 
SENOFONTE, da Anabasi, Libro Quarto, VII: 21, 27 - nella traduzione di Enzo Ravenna, Mondadori, 1984










SCHEDA TECNICA


TITOLO ORIGINALE
Κύρου Ἀνάβασις, traslitterato in Kùrou Anábasis (lett. "spedizione di Ciro verso l'interno")

TITOLO NELLA TRADUZIONE ITALIANA
Anabasi 

AUTORE
Senofonte (Ξενοφῶν, traslitterato in Xenophôn;
Demo di Erchia, Grecia, ca 430/425 a.E.V. – Corinto, Grecia, ca 355/354 a.E.V.)


LINGUA ORIGINALE
Greco antico

PERIODO DI COMPOSIZIONE
Secondo la maggior parte degli studiosi tra il 390 e il 380 a.E.V. 
(negli anni dell'esilio a Scillunte)

1^ EDIZIONE ORIGINALE
Probabilmente prima del 380 a.E.V.,
con lo pseudonimo di Temistogene

1^ EDIZIONE ITALIANA
Codice Senofonteo Vaticano gr. 1335
Editio Princeps I “Giuntina”, Firenze 1516
Editio Princeps II “Aldina”, Venezia 1525


 ATTUALI (MIGLIORI) EDIZIONI E TRADUZIONI ITALIANE
< Senofonte, Anabasi,  
traduzione Enzo Ravenna, Classici Greci e Latini (Oscar Mondadori), 1984 >
< Senofonte, Anabasi,
a cura di Valerio Massimo Manfredi, Arnoldo Mondadori Editore, 2007 >
< Senofonte, Anabasi
a cura di Franco Ferrari, Biblioteca Universale Rizzoli, 2008 >
< Senofonte, Anabasi-Elleniche
ediz. integrali a cura di U. Bultrighini e M. Mari, Newton Compton Editori, 2012 >
< La spedizione verso l'interno (Anabasi)
a cura di Dino Baldi, Quodlibet, 2012 >
< Senofonte, Anabasi
introduzione di Italo Calvino, traduzione di Franco Ferrari, RCS Libri, 2009 >

GENERE COMPOSITIVO
Storiografia

STILE, FORMA, CONTENUTO
Consta di sette libri e racconta un evento storico vissuto dallo stesso autore nel 401 a.E.V. (in un primo momento solo come cronista - era all'epoca già noto come filosofo della Scuola di Socrate e come politico conservatore e filo-spartano - poi come condottiero): si tratta del tentativo da parte di Ciro il Giovane di detronizzare il fratello Artaserse, re dei Persiani, con l'aiuto di diecimila mercenari greci.  
Il termine greco anàbasi significa letteralmente viaggio dalla costa verso l'entroterra, ed è contrapposto al termine katàbasi, che indica viaggio dall'entroterra verso la costa (che in realtà è proprio quello compiuto dai Diecimila per tre quarti dell'opera - diciamo che inizialmente è un'anàbasi, e forse è proprio per questo che l'autore non ha mai corretto il titolo, ma subito diviene katàbasi e resta tale per tutto lo svolgimento della storia. Anzi il vero protagonista invisibile della narrazione è il mare, agognatissima mèta dei Diecimila).
Arnaldo Momigliano - forse il massimo esegeta italiano dell'opera di Senofonte - attribuiva all'autore dell'Anabasi la genesi di un modello di romanzo storico che fonde simultaneamente la testimonianza oggettiva in chiave autobiografica e l'apologia, e ne sottolineava insieme l'originalità e la contraddittorietà che influenzerà poi tutti gli storici successivi, soprattutto quelli dell'età ellenistica (in particolar modo gli Stoici, che lo stimano anche come filosofo) e più tardi dal sec. I l'atticismo lo fa ammirare anche come stilista, sebbene l'atticismo di S. non fosse puro, e talvolta anzi - soprattutto in certe parti delle sue opere anche in ciò inuguali - egli già preludesse alla κοινή linguistica ellenistica. Ma fra tutti gli epigoni chi ha onorato davvero le lezioni di Senofonte sono stati indubbiamente Giulio Cesare, come storico effettivo (specie nel De Bello Gallico) e Alessandro Magno all'atto pratico, come stratega e conquistatore.
L'Anabasi è un'opera importantissima anche sotto il profilo morfologico-sintattico (non a caso è per antonomasia il testo prediletto dagli insegnanti e dagli studenti di lingua e letteratura greca), per via della sua scioltezza e flessibilità grammaticali, oltre che per la estrema sobrietà narrativa (linguaggio secco, crudo, diretto, senza concessioni all'immaginazione e alla creatività linguistica o alle raffinatezze speculative: memoriale tecnico di un ufficiale e giornale di viaggio”, lo definisce Calvino; unitario dal punto dì vista del contenuto come dello stile, vivo, con ricchezza di ritratti - che per la prima volta forse entrano in un'opera storiografica - con uno sforzo di realizzare le situazioni materiali e morali dei partecipi senza desiderio di alcun riferimento a più vasti ordini di fatti” lo definisce Momigliano), benché ogni tanto impreziosita da momenti decisamente epici (come la scena famosa della discesa al mare) e per la ricchezza straordinaria di vocaboli stranieri, primo e insuperato esempio di fusione linguistica fra Grecia attica e Oriente, il che ne fa un'opera anticipatrice della cosiddetta koinè lingua comune tipica dell'epoca ellenistica e che sarà la lingua par excellence sia di Alessandro Magno che dei biblisti successivi...

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(La ripartizione in Libri non fu stabilita da Senofonte, ma fu introdotta successivamente)

Libro Primo (I-X).
Arruolamento dell'armata da parte di Ciro; marcia verso Babilonia e battaglia di Cunassa -
Libro Secondo (I-VI).
Scoperta del reale esito della battaglia con la morte di Ciro; trattative col re Artaserse; tradimento ed uccisione dei comandanti greci -
Libro Terzo (I-V).
Elezione dei nuovi generali; inizio della ritirata dei Diecimila incalzati dai persiani fino alle montagne -
Libro Quarto (I-VIII). 

Attraversamento del paese dei Carduchi, poi dell'Armenia dove sono sorpresi dall'inverno, delle terre dei Taochi e dei Colchi ed arrivo al tanto agognato mare a Trapezunte -
Libro Quinto (I-VIII).
Viaggio avventuroso lungo la costa fino a Cotiora -

Libro Sesto (I-VI). 
Elezione di un unico comandante supremo (Senofonte stesso); viaggio per mare fino ad Eraclea. Nuovo errare lungo la costa subendo numerose perdite; arrivo a Crisopoli -
Libro Settimo (I-VIII) -
Passaggio al servizio di Seute per aiutarlo a riconquistare il suo regno (Tracia); l'armata vaga tra Salmodissa, Lampsaco e infine Pergamo dove il generale spartano Tibrone ne assume il comando incorporandola alle sue truppe, in partenza per la guerra contro i satrapi persiani Tissaferne e Farnabazo -


SINOPSI 
È il resoconto di un fatto di carattere episodico: l'impresa dei diecimila mercenari greci al soldo di Ciro il Giovane, il quale tentò nel 401 di togliere il trono al fratello Artaserse, re dei Persiani. Ma Ciro fu vinto e mori nella battaglia di Cunassa, mentre i comandanti delle truppe greche furono uccisi a tradimento: Senofonte. che aveva partecipato all'impresa a titolo personale o, per dirla con termine moderno, come corrispondente di guerra, si trovò eletto tra i nuovi comandanti e guidò così la ritirata dei diecimila dall'interno dell'Asia Minore fino alle coste del mar Nero. L'opera comprende gli appunti di viaggio da Sardi a Cunassa (libro I) con elementi paesistici e ritratti di alcuni personaggi, come Clearco (il comandante del contingente greco, al quale era stato nascosto il vero scopo dell'impresa): le cause del conflitto tra Ciro e Artaserse sono appena accennate, mentre la battaglia è descritta con chiarezza sia nel modo di schierarsi degli eserciti in guerra sia nelle fasi dell'azione. Drammatiche sono le pagine in cui è descritto il tragico agguato teso da Tissaferne, che fa uccidere i capi del corpo di spedizione greco (libro II); nel libro III campeggia la figura di Senofonte, che sottolinea in forma alquanto vistosa i propri meriti: incoraggiato da un sogno riunisce gli ufficiali superstiti, li rinfranca con un'abile e forte orazione, li esorta a resistere, spiega loro la via e i modi per salvarsi. I libri IV-VII descrivono la marcia di ritorno attraverso numerose vicende e infiniti pericoli, regioni ignote e impervie e popolazioni ostili, fino a quando, il 18 maggio del 400, Senofonte entra con i superstiti a Pergamo e li consegna allo spartano Tibrone. Ci sono bellissime descrizioni, come quella del freddo dei monti e delle intemperie stagionali, o del crollare degli uomini affamati, o della vista del mare dalla cima del monteTeche...

da parodos.it

INFLUENZE IMMEDIATE E SUCCESSIVE 
Soprattutto ha ispirato (nel concreto) le conquiste del più grande condottiero della Storia umana: Alessandro Magno (che ha seguito passo per passo il percorso dei Diecimila e le coordinate strategiche di Senofonte)... Poi, chiaramente, tutti gli storici successivi, dall'età ellenistica fino all'età bizantina, fra tutti in particolare il Giulio Cesare del De Bello Gallico. E non possiamo tener fuori lo storico e politico greco Arriano di Nicomedia (I sec.), autore dell'Anabasi di Alessandro, che rievoca le conquiste di Alessandro Magno e che si rifà, anche stilisticamente, all'Anabasi di Senofonte. E come vedremo qui di seguito, neanche la prosa contemporanea (non solo quella storiografica) e persino il cinema sono riusciti a scampare all'influsso tentacolare dell'Anabasi... 


RIEVOCAZIONI RECENTI  NELLA CULTURA POPOLARE 
E CURIOSITÀ ANEDDOTICHE 
1864. Il grande Jules Verne cita l'Anabasi, nel suo celebre romanzo Viaggio al centro della terra, precisamente quando i membri della spedizione del prof. Lidenbrock scoprono un oceano sotterraneo (ribattezzato mar Lidenbrock) e gridano Il mare! Il mare! come i soldati di Senofonte quando, appunto, trovano il mare... 
1953. Mario Rigoni Stern pubblica Il sergente nella neve, sulla Ritirata in Russia degli Alpini nel '43, che Elio Vittorini, presentandolo per la sua collana I Gettoni (Einaudi), definisce subito piccola anàbasi dialettale. Venticinque anni dopo Italo Calvino scriverà che i capitoli di ritirata nella neve dell'Anabasi sono ricchi di episodi che potrebbero essere scambiati di peso con quelli del Sergente”...
1965. Il romanziere statunitense Sol Yurick pubblica The Warriors (in Italia I guerrieri della notte), che s'ispira all'Anabasi., e dove al posto dei guerrieri dell'antica Grecia troviamo una piccola banda di quartiere perseguitata da altre gang ben più grosse e pericolose, al posto dell'antico territorio curdo-persiano troviamo New York, e al posto del Mar Nero come agognata mèta di salvezza troviamo Coney Island...
1976. A Senofonte viene intitolato il cratere, appunto, Xenofon, esteso per 25 km sulla superficie della Luna...
1978. La scrittrice angloirlandese Iris Murdoch, anche studiosa di letteratura greca antica, pubblica il romanzo The sea, the sea ('Il mare, il mare' - in Italia tradotto da F. Ascari per Rizzoli, Milano 2003), con cui vince lo stesso anno il Booker Prize. Chiaramente il titolo del romanzo della Murdoch rievoca il celeberrimo grido dei soldati di Senofonte...
1979. Il regista Walter Hill trae dal romanzo di Yurick un film omonimo (stesso titolo originale e stesso titolo italiano, sia il libro che il film)...
1981. Ancora il regista Walter Hill - evidentemente non del tutto pago del successo sia di critica che di botteghino di The Warriors - appena due anni dopo riprende il tema del capolavoro di Senofonte nel film Southern Comfort (In Italia I guerrieri della palude silenziosa), una sorta di riduzione in chiave contemporanea dell'Anabasi, dove si racconta di un gruppo di soldati U.S.A. che penetrano in una foresta della Louisiana per semplici esercitazioni, ma vi si perdono e si ritrovano a vivere una terribile e tragica catena di vicissitudini molto simili a quelle narrate dallo storico greco sulla Spedizione dei Diecimila...
2007. Il ben noto archeogiornalista Valerio Massimo Manfredi pubblica il romanzo intitolato L'armata perduta (Premio Bancarella 2008), che riprende il tema dell'Anabasi, ha un protagonista che si chiama Senofonte, che però non ne è il soggetto narratore, come nell'opera greca, ruolo assunto invece da una donna, Abira, innamorata del protagonista...









SINTESI BIO-BIBLIOGRAFICA DELL’AUTORE
(con estratti dall’Enciclopedia Italiana Treccani)



<< L'Anabasi divenne un modello sia per il suo carattere autobiografico, sia per lo sforzo compiuto per mascherarlo. Gli scritti di memorialisti di epoche posteriori, a partire da Cesare, debbono molto a questa impostazione duplice e in parte contraddittoria... >>
ARNALDO MOMIGLIANO

<<L'impressione più forte che dà Senofonte, a leggerlo oggi, è di stare guardando un vecchio documentario di guerra, come ne vengono ripresentati ogni tanto sullo schermo o sul video. Il fascino del bianco e nero della pellicola un po' sbiadita, con crudi contrasti d'ombre e movimenti accelerati, ci viene incontro spontaneo... >>
ITALO CALVINO 

<< E qualunque legge la vita di Ciro scritta da Senofonte, riconosce dipoi nella vita di Scipione quanto quella imitazione gli fu di gloria, e quanto nella castità, affabilità, umanità, e liberalità Scipione si conformasse con quelle cose che di Ciro sono da Senofonte scritte. Questi simili modi deve osservare un Principe savio, nè mai ne’ tempi pacifici stare ozioso, ma con industria farne capitale, per potersene valere nelle avversità, acciocchè quando si muta la fortuna, lo trovi parato a resistere alli suoi colpi... >>
NICCOLÒ MACHIAVELLI



SENOFONTE – Storico ateniese (430 - 354 a.E.V. circa), figlio di Grillo e di Pandora, del demo di Erchia; di famiglia aristocratica, militò (404) contro i democratici di Trasibulo. Fu discepolo di Socrate senza però comprendere appieno l'altezza morale del maestro; del resto non ebbe reale disposizione alla filosofia, né attitudini critiche che potessero farne un vero storico. Fu scrittore piacevolissimo, di grande nitidezza e purità di linguaggio, benché talvolta manchi di vigore. Malgrado l'avviso contrario di Socrate partecipò (401), su invito dell'amico Prosseno, alla spedizione di Ciro il Giovane contro il fratello Artaserse II re di Persia: dopo la rotta di Cunassa ebbe gran parte nella famosa ritirata dei Diecimila. Si arruolò poco dopo, coi commilitoni, agli ordini di Tibrone e poi di Dercillida, comandanti del corpo di spedizione spartano in Asia Minore. Sostituito Dercillida da Agesilao (396), partecipò alle sue imprese e lo seguì poi anche in Grecia combattendo a Coronea (394) contro la sua patria Atene, dalla quale era stato esiliato pochi anni prima. Ebbe in dono dagli Spartani un podere a Scillunte nella Trifilia, poi dovette trasferirsi a Lepreo e infine a Corinto. Revocato l'esilio (365 circa), non tornò in Atene, ma per essa combatterono a Mantinea (362) i suoi figli, uno dei quali, Grillo, vi morì. La prima opera storica di S. è l'Anabasi (Κύρου ἀνάβασις), memorie militari, precise e accurate, della spedizione cui S. aveva partecipato nel 401: in parte si collegano ad esse le Elleniche (῾Ελληνικά), in 7 libri, in cui sono narrate le vicende dei Greci dal 411 (anno in cui terminava l'opera di Tucidide) al 362 (Battaglia di Mantinea). In quest'opera, come del resto in quasi tutti gli scritti di S., è sempre espressa, con sincera onestà, l'ammirazione dello scrittore per Sparta e l'avversione per la democrazia ateniese: atteggiamento questo che, indubbiamente, ha determinato gravi limiti all'oggettività dello storico. La Costituzione degli Spartani (Λακεδαιμονίων πολιτεία) è l'esaltazione della legislazione di Licurgo assunta come paradigma d'ogni buona costituzione. Le opere cosiddette socratiche, l'Apologia di Socrate (᾿Απολογία Σωκράτους), il Simposio (Συμπόσιον), e i Detti memorabili di Socrate (᾿Απομνευμονεύματα Σωκράτους), sono ben povera cosa e ci rappresentano il filosofo rimpicciolito e immeschinito, per dir così, a immagine e somiglianza di S.: esse sono posteriori e incomparabilmente inferiori all'Apologia e al Simposio di Platone. Il Gerone (Γέρων) è stato scritto forse nel 366 per Dionisio II di Siracusa al fine di chiarire il valore della tirannide come forma di governo illuminato, se esercitata con comportamenti rispondenti alle esigenze dei cittadini; analoga è la tendenza della Ciropedia (Κυροπαιδία - 'Educazione di Ciro'; è Ciro il Vecchio, fondatore della monarchia persiana), romanzo storico con forte connotazione etico-politica in cui l'idealizzazione di quel sovrano, si concreta nella delineazione di una monarchia illuminata. L'Agesilao (᾿Αγησίλαος) è una biografia laudativa del re spartano scritta poco dopo la sua morte (360); l'Economico (Οἰκονομικός) è un elogio della vita familiare e agreste; le Entrate (Πόροι) sono un invito ad Atene affinché nel proprio interesse riorganizzi lo sfruttamento delle miniere del Laurio. Sono tra il tecnico-militare e il pedagogico l'Ipparchico (῾Ιππαρχικός), sul comandante di cavalleria, e l'Equitazione (Περὶ ἱππικῆς), dubbia l'autenticità del Cinegetico (Κυνηγετικός), un elogio della caccia; generalmente negata quella di una Costituzione degli Ateniesi, tramandata tra le sue opere.




da Treccani.it - L'Enciclopedia Italiana






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