ARTHUR RIMBAUD
(1854 - 1891)
< Illuminazioni >
(Les Illuminations, Francia, 1886)
(Les Illuminations, Francia, 1886)
<< Io sono il santo, in preghiera sulla terrazza - come i pacifici animali pascolano fino al mare in Palestina.
Io sono il sapiente dalla scura poltrona. I rami e la pioggia battono contro la finestra della biblioteca.
Io sono il viandante della strada maestra, lungo i boschi nani; il rumore delle chiuse copre i miei passi; vedo a lungo il malinconico bucato d'oro del tramonto.
Potrei essere il fanciullo abbandonato sulla diga che fugge e si slancia verso l'alto mare, il piccolo valletto che segue il viale la cui fronte tocca il cielo.
I sentieri sono aspri. I dossi si ricoprono di ginestre. L'aria è immobile. Come sono lontani gli uccelli e le sorgenti! Non può che esserci la fine del mondo, andando avanti… >>
ARTHUR RIMBAUD, da Les Illuminations, ‘Enfance’, IV - nella traduzione di Dario Bellezza (1989)
SCHEDA TECNICA
TITOLO
ORIGINALE
Les
Illuminations: Painted Plates
TITOLO
NELLA TRADUZIONE ITALIANA
Illuminazioni
AUTORE
Jean Nicolas Arthur
Rimbaud
(Charleville, Francia, 20 ottobre 1854 - Marsiglia, Francia, 10 novembre 1891)
(Charleville, Francia, 20 ottobre 1854 - Marsiglia, Francia, 10 novembre 1891)
LINGUA
ORIGINALE
Francese
PERIODO
DI COMPOSIZIONE
1872-74
1^
EDIZIONE ORIGINALE
Sulla rivista
francese La Vogue, 1886
(selezione dai "foglietti sparsi" posseduti da Verlaine) -
Nello stesso anno in volume, con Prefazione di Paul Verlaine
(selezione dai "foglietti sparsi" posseduti da Verlaine) -
Nello stesso anno in volume, con Prefazione di Paul Verlaine
1^
EDIZIONE ITALIANA
< Arturo Rimbaud: Poemi
in prosa: I Deserti dell'Amore,
Le
Illuminazioni, Una Stagione all'Inferno,
traduzione di Oreste
Ferrari,
Sonzogno, Milano
1919 >
ATTUALI
(MIGLIORI) EDIZIONI E TRADUZIONI ITALIANE
< Arthur Rimbaud: Opere
in versi e prosa,
nuova traduzione e
premessa di Dario Bellezza,
introduzione e note di
Marziano Guglielminetti,
Garzanti, Milano
1989 >
< Arthur Rimbaud, Opere complete,
a cura di A. Adam, introduzione di M. Richter,
Torino-Parigi, Einaudi-Gallimard, 1992 >
< Arthur Rimbaud, Opere complete,
a cura di A. Adam, introduzione di M. Richter,
Torino-Parigi, Einaudi-Gallimard, 1992 >
GENERE
COMPOSITIVO
Poesia
STILE , FORMA, CONTENUTO
È probabilmente il primo esempio
storico effettivo di vers libre, per come lo si intende e lo si
deve intendere; spartiacque tra il “poemetto in prosa” e il “metropolitanismo”
di Baudelaire e l’ “avanguardismo” di Apollinaire; e sicuramente – con
quest’opera – Rimbaud si rivela quale vero “padre” della letteratura (sia prosa
che poesia) del Novecento, anticipando tutte le tematiche e le poetiche che di
lì a poco – a partire già dal suo immediato “successore” Jules Laforgue -
saranno determinanti nelle Avanguardie Storiche (Surrealismo, Espressionismo,
Dadaismo, etc.) e nel Modernismo (Eliot, Pound, Joyce, H.Crane, etc.) dei primi
tre decenni del secolo...
Consta di 41 poesie (secondo alcuni di
42 - comunque 39 o 40 poesie “in prosa” e 2 - “Mouvement” e “Marine”
- secondo lo schema del “vers libre”, probabilmente le prime assolute nella
Storia) non necessariamente concatenate tra loro e pubblicate non subito ma in
fasi successive (la prima sistemazione dei “fogli volanti e senza paginazione”
della prima edizione 1886 sul n. 50 della rivista La Vogue non
fu, ovviamente, ordinata né curata da Rimbaud, che all’epoca era decisamente
irreperibile (nonostante le intenzioni del poeta espresse per lettera a
Verlaine - al quale chiedeva, appunto, di consegnare quei “foglietti sparsi” a
Germaine Nouveau per pubblicarli), ma la organizzarono insieme il grande
giornalista e talent-scout letterario e d’arte Félix Fénéon e
- guarda caso - proprio quel Gustave Kahn, autorevole “promoter” del movimento
simbolista, che l’anno successivo teorizzerà il “vers libre” con Les
palais nomades, una raccolta di poesie che risentono senz’altro
dell’influenza “rimbaudiana” e che per la prima volta nella storia della
letteratura impongono all’attenzione la necessità dell’impulso lirico di
liberarsi dai vincoli della metrica - come già impostato dalle Illuminations)...
Rimbaud nella sua ultima opera cerca di concretare e definire il concetto di “poeta veggente”, di contrapposizione/complementarietà dell’Io/Sé (“Je est un autre”) e di dérèglement de tous les sens, già teorizzato nelle sue due Lettere del Veggente (documento fondamentale per le ormai imminenti poetiche del Novecento – è da sottolineare che anche il titolo Illuminations in qualche modo si riferisce alla poesia “visionaria” del Poeta Veggente) e applicato in modo ancora rudimentale e “astratto” nella pur splendida Saison…
Abbiamo pertanto qui un Rimbaud liricamente “raffreddato”, spogliato del lirismo solipsistico e istrionico - e quindi dell’ostentato “mauditisme” - che caratterizzano le sue precedenti poesie, qua e là improvvisi “lampi” haiku che generano il sospetto che il poeta non fosse digiuno di letteratura estremorientale…
E si potrebbe dire che quasi ritroviamo una sorta di “imagismo” ante-Pound. Poesia visionaria e “mistica” a 360° (<<mistico allo stato selvaggio>> lo definì l’amico e amante Verlaine - mistico allo stato squisitamente infantile, diremmo invece noi), per quanto abilmente rivestite di algido “fotografismo” (non a caso il sottotitolo - che sarebbe dovuto essere probabilmente il titolo principale secondo le intenzioni di Rimbaud stesso – era Painted Plates, dall’inglese lett. ‘lastre dipinte’) quasi secondo lo stile dei Diari Intimibaudelairiani: un bambino non troppo spaesato ma sempre morbosamente incuriosito che osserva il mondo dalle sue “distanze” e cerca di spiegarlo con un eloquio adulto…
Una svolta fondamentale, queste Illuminations, non solo per tutta la letteratura occidentale ancora da venire, ma anche per quella già passata, poiché il poeta “postbaudelairiano” giunto dall’odorosa provincia diventa per la prima volta l’universale inodore asettico imperturbabile Rimbaud (“novecentizzando” la “lezione” del Maestro – sia quello dei “Fleurs” che quello dello “Spleen”)… Assolutamente centra in pieno il bersaglio il grande critico francese (tuttora vivente) Jean-Pierre Richard: <<Cessa di guardare al mondo come un dizionario aperto a metà, entro cui si può gettare un colpo d’occhio (…) Per la prima volta le cose si presentano a noi nell’evidenza della loro nudità e nell’intensità del loro silenzio…>>
MENU
1. Après le
déluge (Dopo il diluvio) -
2. Enfance (Infanzia):
I, II, III, IV, V -
3. Conte (Racconto)
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4. Parade (Parata)
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6. Being beauteous (id.)
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I, II, III -
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raison (A una ragione) -
11. Matinée
d'ivresse (Mattinata d'ebbrezza) -
12. Phrases (Frasi)
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ponti) -
15. Ville (Città)
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16. Ornières (Carreggiate)
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17. Villes (Città)
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18. Vagabonds (Vagabondi)
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19. Villes (Città)
-
20. Veillées (Veglie):
I, II, III -
21. Mystique (Mistica)
-
22. Aube (Alba)
-
23. Fleurs (Fiori)
-
24. Nocturne
vulgaire (Notturno volgare) -
25. Marine (Marina)
-
26. Fête
d'hiver (Festa d'inverno) -
27. Angoisse (Angoscia)
-
28. Métropolitain (Metropolitana)
-
29. Barbare (Barbaro)
-
30. Solde (Saldo)
-
31. Fairy (id.):
I (senza titolo)
II (Guerre / Guerra) -
32. (Jeunesse / Giovinezza):
I (Dimanche / Domenica),
II (Sonnet / Sonetto),
III (Vingt ans / Vent'anni),
IV (senza titolo) -
33. Promontoire (Promontorio)
-
34. Scènes (Scene)
-
35. Soir
historique (Sera storica) -
36. Bottom (id.)
-
37. H (id.)
-
38. Mouvement (Movimento)
-
39. Dévotion (Devozione)
-
40. Démocratie (Democrazia)
-
41. Génie (Genio)
-
Da annotare che alcuni (p.es.
l’impareggiabile “traduttore storico” in Italia di Rimbaud, Dario Bellezza)
staccano il IV movimento della dodicesima poesia Phrases,
considerandolo singolarmente e solitamente intitolandolo come recitano i versi
iniziali: Une matinée couverte (Un mattino coperto); ecco
perché secondo molte interpretazioni la raccolta consta di 42 e non 41 brani...
INFLUENZE
IMMEDIATE E SUCCESSIVE
Nell’immediato, sul Simbolismo francese
(soprattutto a partire dal teorico Kahn - che fu, diciamo insieme a Verlaine e
a Fénéon, proprio quello che ne gestì principalmente la divulgazione - e poi in
particolar modo su Laforgue), dopo di che su Apollinaire, sul Dadaismo, sul
Surrealismo, in generale su tutte le avanguardie (non solo letterarie) dei
primi due decenni del sec. XX, ma l’influenza di Rimbaud è in realtà molto più
vasta e capillare: si può dire con assoluta certezza che Rimbaud fu - sia nella
pratica che nella teoria - il “padre” di tutto il Novecento letterario (sia
poesia che prosa), laddove Baudelaire e Flaubert ne furono i “nonni”, e laddove
Eliot e Pound (nella poesia), Proust e Joyce (nella prosa) ne saranno i
padrini; nessun autore del Novecento che possiamo davvero definire tale è
riuscito a scampare alla sua influenza sia nella poetica che nello stile, tanto
negli ambienti “conservatori” quanto in quelli “progressisti” - inclusi i suoi
stessi detrattori...
RIEVOCAZIONI
RECENTI NELLA CULTURA POPOLARE
E CURIOSITÀ ANEDDOTICHE
E CURIOSITÀ ANEDDOTICHE
1939. Il musicista britannico
Benjamin Britten (1913 - 1976) compone Les Illuminations, opera 18
per tenore o soprano e orchestra d'archi...
1971. Alla poesia Bottom (36^
“illuminazione”) è ispirato il film Ein Großer graublauer Vogel (“Un
grosso uccello grigio azzurro”) del regista berlinese Thomas Schamoni (1936 -
2014)...
Anni ’80. La cantautrice newyorkese
Patty Smith definisce in più occasioni se stessa come un epigono del poeta delle Illuminations,
e il suo Maestro Bob Dylan come nientepopodimeno che la “reincarnazione” di
Rimbaud stesso...
1993. Lo storico della letteratura americano
Wallace Fowlie, in un saggio intitolato Rimbaud and Jim
Morrison: The Rebel as Poet, afferma che gran parte delle poesie postume
del cantautore Jim Morrison somigliano (spudoratamente) alle Illuminations...
SINTESI BIO-BIBLIOGRAFICA DELL’AUTORE
(con estratti dall’Enciclopedia Italiana Treccani)
(con estratti dall’Enciclopedia Italiana Treccani)
<< Abbiamo avuto la gioia di conoscere Arthur Rimbaud. Alcuni fatti ci separano da lui senza che mai sia venuta meno, s'intende, la nostra profondissima ammirazione per il suo genio e il suo carattere.
All'epoca relativamente lontana della nostra intimità, Arthur Rimbaud era un ragazzo tra i sedici e i diciassette anni, già fornito di tutto il bagaglio poetico che il vero pubblico dovrebbe conoscere e che proveremo ad analizzare citandone quanto più sarà possibile.Era un tipo alto, ben piantato, quasi atletico, dal volto perfettamente ovale d'angelo in esilio, capelli color castano chiaro in disordine e occhi d'un blu pallido inquietante. Ardennese, possedeva oltre a un grazioso accento campagnolo, troppo presto perduto, il dono della pronta assimilazione, propria delle genti di quel paese; e ciò può spiegare il rapido inaridirsi, sotto l'insipido sole di Parigi, della sua vena, per dirla con i nostri avi, il cui linguaggio diretto e corretto non aveva sempre torto, in fin dei conti!(...)L'opera di Arthur Rimbaud che risale al periodo della sua estrema giovinezza, cioè al 1869-70-71, è piuttosto abbondante e costituirebbe un rispettabile volume. Si compone di poesie in genere brevi, sonetti, triolets, composizioni in strofe di quattro, cinque e sei versi. Il poeta non usa mai la rima baciata. Il suo verso solidamente costruito ricorre raramente ad artifizi. Poche licenze nelle cesure, e ancor meno frequenti i nessi fra un verso e l'altro. La scelta dei vocaboli è sempre squisita, a volte volutamente pedante. La lingua è netta, e si mantiene limpida anche quando l'idea si fa cupa o il senso si oscura... >>
PAUL VERLAINE
<< Trafficare con Rimbaud significa, per chiunque sia poeta, mettere in discussione tutto di sé, divorarsi, intero: oltraggio e scandalo. Infatti, a mano a mano che si va avanti nella lettura, come davanti ad un testo sacro, e la vittima segue impaziente e commossa il delirio verbale e musicale dell’adolescente dalle suole di vento, il poeta lettore comincerà ad interrogarsi, in una forsennata voglia di autoanalisi, ed espiazione imperterrita, del perché continuare a scrivere. Seguire il silenzio finale di Rimbaud col proprio silenzio è l’atto più onesto che si possa concedere alla verità, e in seguito, non scrivendo più, si potrà ricominciare a vivere, dopo aver cercato, almeno per un attimo che è tutta la nostra eternità, di cambiare la vita, la propria vita. Eleggere Rimbaud modello, guru, padre, ecc. è rischioso, è assassino per chi, al di là del messaggio superficiale, dello sregolamento di tutti i sensi, vada verso l’abisso conoscitivo della sospensione della conoscenza, dell’invasamento poetico che nasce dall’ispirazione intesa come raccontata da Platone, nello Ione: “Poiché il poeta è una cosa lieve, alata e sacra, e non c’è inventiva in lui, poiché egli è stato ispirato ed è fuori di se stesso, e la mente non è più presente in lui, quando non ha raggiunto questo stato, allora è impotente e incapace di pronunciare l’oracolo”. Secondo Rimbaud (e ricordarsi anche la lezione di Leopardi), dopo i greci la poesia diviene un passatempo, e i poeti diventano servi del pubblico, fino a quando con Baudelaire ritornano, finalmente, a quella loro primitiva funzione di Veggenti. Non starò adesso troppo ad insistere sulla teoria del Veggente. Qui mi preme sottolineare che fuori da ogni grazia versificatrice, chiunque capisca il sacrificio di Rimbaud dovrà espiare nella carne una sacra putrefazione, e inginocchiarsi per averlo soltanto sfiorato, e aver appreso così non solo la dura lezione della parola, o la volontà dell’io a trovarsi un’altra lingua con cui esprimersi, ma lasciare urlando le sudate carte e pregare un Dio nascosto e forse inesistente perché entrino in noi le forze oscure della maledizione e della sconfitta, e si recuperi il senso del Tempo e dello Spazio, senza i quali è nemica la vita. Non bisogna scrivere, questo è il vero messaggio finale, puro e santo, di Rimbaud. Scrivere è una colpa, è volgare, è peccato, contro l’universo o un lontano, altissimo Paradiso… >>
DARIO BELLEZZA
RIMBAUD, JEAN-NICHOLAS-ARTHUR – Poeta francese (Charleville 1854 -Marsiglia 1891). Dopo studî molto brillanti, ebbe un'adolescenza assai inquieta e vagabonda, fuggendo più volte di casa e aderendo agli ideali comunardi. Soggiornò quindi a Parigi (1871-72), dove frequentò gli ambienti letterarî legandosi a Paul Verlaine, con il quale si recò e convisse in Inghilterra (1872-73). Dopo litigi e riappacificazioni, Verlaine fuggì a Bruxelles; R. lo raggiunse, ma si rifiutò di continuare a vivere con lui; ferito da un colpo di rivoltella dall'amico, che fu condannato a due anni di carcere, egli riprese la sua vita randagia per l'Europa, in Svezia, di nuovo in Inghilterra (con un altro poeta, G. Nouveau), in Germania, in Italia, quindi in Asia e in Africa. Fermatosi in Etiopia (1880), trascorse un decennio fra Harrar e Aden, occupato in varî traffici, anche di armi, e ormai del tutto lontano dalla sua esperienza letteraria, abbandonata a vent'anni. Ammalato, si fece rimpatriare, e fu operato di un tumore al ginocchio all'ospedale di Marsiglia, dove morì alla fine dello stesso anno, dopo essersi, pare, confessato. La breve stagione della sua poesia, originalissima e fra le più moderne e attuali, coincide con quella della sua rivolta giovanile, con il totale disprezzo di ogni convenzione sociale e morale e della stessa letteratura. È significativo che R. rifiutasse di pubblicare le sue poesie e le sue prose, e che l'unica opera che egli abbia dato alle stampe sia stata Une saison en enfer (1873), che deve essere considerata il suo ultimo scritto letterario, con la drammatica denuncia del suo fallimento. Le sue prime poesie (1869-71) erano state l'esplosione di un temperamento lirico personalissimo, che fra parodie e imitazioni antifrastiche si era presto liberato da ogni influsso. La ribellione contro l'ordine familiare, politico, religioso, vi era espressa con durezza potente: la metallica perfezione delle Chercheuses de poux, degli Effarés, di Ma bohème, dei Poètes de sept ans, le immagini grandiose, incisive e simboliche, del Bateau ivre, le ardite sinestesie del sonetto Voyelles, avevano già rivelato una prodigiosa maturità. Ma R. si era poi staccato da queste sue prime opere, aveva negato la validità di tutta la poesia antica e moderna (con pochissime eccezioni: Baudelaire, Verlaine, e non senza riserve), e aveva formulato la teoria della "veggenza" (Lettera a P. Demeny del 15 maggio 1871). Il poeta, nuovo "Prometeo" (e nuovo "Lucifero"), indagando e moltiplicando le sue facoltà, con ogni mezzo, compreso un "lungo, immenso e lucido sregolamento (dérèglement) di tutti i sensi", doveva tendere a percepire l'assoluto, il sovrasensibile, a creare una nuova lingua, un nuovo Verbo, per "cambiare la vita". Ed egli ne aveva tentato l'applicazione nei Derniers vers (composti nel 1872 e noti anche come Vers nouveaux et chansons), ma soprattutto nell'opera disuguale che va sotto il nome di Illuminations (composta tra il 1872 e il 1874), costituita da poemetti in prosa e in versi liberi, che in realtà appartengono a momenti diversi e vanno in direzioni diverse. In molti di questi poemetti R. tenta una duplice operazione, estetica e metafisica: il senso logico della lingua viene sconvolto, come la stessa realtà, per ricercarne il senso più profondo, per carpire e definire l'ignoto che è nell'anima universale. Ma Une saison en enfer, storia trasfigurata di tutta la sua esperienza umana, poetica e religiosa, registra e confessa già un'irreversibile sconfitta, che non lascia spazio a ulteriori tentativi. I simbolisti s'interessarono molto all'opera di R., per merito soprattutto di Verlaine, che incluse tra i suoi Poètes maudits anche il "ritratto" di R., e pubblicò le Illuminations (1886) e le Poésies complètes (1895). Ma si deve ai poeti, agli scrittori del Novecento, da Apollinaire ai Surrealisti, la creazione di quel "mito di Rimbaud" (per riprendere l'espressione di R. Étiemble, il cui lavoro critico è fondamentale), che, sia pure variamente interpretato, e in modo addirittura opposto (cattolicesimo, marxismo, ecc.), non cessa di esercitare la sua possente suggestione, con la sua angosciosa ricerca di bellezza suprema e assoluta, il suo messaggio di rinnovamento sociale, la sua rivolta e la sua disfatta.
da Treccani.it - L'Enciclopedia Italiana
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